Il prof. Silvestri: “Prepariamoci all’ultimo inverno con il Covid e vacciniamoci per l’influenza”

Il prof. Silvestri: “Prepariamoci all’ultimo inverno con il Covid e vacciniamoci per l’influenza”

Il prof. Guido Silvestri, virologo senigalliese di fama internazionale e docente alle Emory University di Atlanta, fa chiarezza sul concetto di “stagionalità” del virus e sopratutto fornisce indicazioni preziose su come affrontare quello che sarà “probabilmente” l’ultimo autunno-inverno con l’emergenza Covid-19″: dalla vaccinazione anti-influenzale al rafforzamento della medicina del territorio e delle strutture ospedaliere e rsa.

“Da tempo parlo della stagionalità dei virus respiratori, categoria a cui appartiene anche SARS-CoV-2. Alcuni lettori avranno notato come certi virologi rubati alla vanga hanno insistito — non si capisce se in avversione al sottoscritto o all’ottimismo o Dio solo sa cosa — che, secondo loro, COVID-19 non è stagionale. Il tutto senza capire cosa vuol dire il concetto di stagionalità, che provo a spiegare di nuovo. Primo, stagionalità non significa che il virus non si replichi o non causi malattia nei climi caldi, ma che in queste condizioni tende a causare forme meno gravi. Secondo, non si parla di stagionalità dove le stagioni non ci sono — per cui citare i molti casi in India o in Nigeria o in Arabia o in Colombia non ha molto senso. Terzo, non ha molto senso parlare di stagionalità in climi come nel Sud degli USA (FL, CA, TX etc) in cui anche l’inverno è caratterizzato da temperature intorno a 20-25 gradi, e dove in estate si vive in ambienti con forte aria condizionata. Quarto, la stagionalità non è un concetto in “bianco e nero”, ma ha tante sfumature, come la grande maggioranza dei concetti scientifici, e risente di fattori come umidità relativa, ventilazione, ed altri.

Fatte queste premesse, i grafici qui sotto rappresentano i casi e le morti di COVID-19 in Francia (emisfero Nord) ed Australia (emisfero Sud). Come noto, la maggioranza delle morti in Australia sono state a Melbourne e Victoria, estremo sud del paese. La situazione francese si rispecchia anche in Italia, Germania, Uk, Olanda, Belgio, Austria, Svezia, Svizzera etc (con mortalità appena aumentata in Spagna, dove è pur sempre meno di un decimo di marzo); stessa situazione negli stati del Nord USA (NY, NJ, CT, PA, MA, MI etc) ed in Canada. Credo che sia una situazione che si spieghi da sola e che non abbia bisogno di grandi commenti: la stagione invernale nei climi non temperati favorisce la mortalità da COVID-19, mentre la stagione estiva la attenua. Questo avviene in modo sganciato dal numero dei casi e probabilmente legato a due fattori chiave che sono presenti in inverno: infezioni a carica virale più elevata e minore efficienza di alcune forme di difesa immunitaria innata. Perché parlarne adesso? Semplicissimo: perché ci stiamo avviando a quello che sarà la seconda (e credo ultima) stagione autunnale-invernale di convivenza con COVID-19.

Le cose da fare sono poche e note, ma ripetiamole ancora:
1. Continuiamo il contenimento/mitigazione della circolazione del virus con le classiche 3T.
2. Prepariamoci a livello di medicina del territorio, strutture ospedaliere e RSA.
3. Limitiamo le infezioni con igiene personale e mascherine al chiuso e dove non è possibile il distanziamento personale.
4. Vacciniamoci contro l’influenza senza tante storie.
5. [MESSAGGIO PER POLITICI E CTS] Cerchiamo di “salire in corsa” sul treno ormai imminente degli anticorpi monoclonali per uso terapeutico e profilattico per soggetti a rischio ed operatori sanitari.

Il generale estate ci sta salutando, e mentre aspettiamo la vaccinazione di massa per la primavera prossima (se viene prima tanto meglio, ma non contiamoci), cerchiamo di gestire questa ultima grande sfida con intelligenza, coraggio, nervi saldi, serenità e tanto ottimismo. Sono profondamente convinto che siamo in dirittura d’arrivo di questo brutto lungo viaggio della pandemia — facciamo un ultimo sforzo tutti insieme per arrivare al traguardo ormai sempre più vicino nel miglior modo possibile”

Alcune considerazioni sulla situazione della pandemia COVID-19, come sempre divise in paragrafi.

“Alcune considerazioni sulla situazione della pandemia COVID-19, come sempre divise in paragrafi.

 

1) Come ampiamente preventivato, la situazione italiana è nettamente migliorata a partire da maggio 2020, grazie a misure probabilmente draconiane ma assolutamente necessarie (e ci ritornerò dopo).

 

In questo momento si “convive” con la malattia, che allo stato attuale decorre in maniera endemica con piccoli focolai sparsi qua e là per la nazione. Il virus, checché ne dica qualche collega evidentemente affetto da problemi di memoria di fissazione/a breve termine (tradotto:

così smemorato da essersi dimenticato quanto successo a marzo e aprile anche dalle sue parti), è sempre lo stesso ed è sempre capace di fare danni. In questo momento la riduzione della mortalità è dovuta essenzialmente a 2-3 fattori:

drastico abbassamento dell’età media dei nuovi contagi (mentre prima sfiorava i 60 anni, ora si viaggia sui 36); condizioni sfavorevoli per il virus che abbassano la carica infettante…

(con 40°C all’ombra goccioline di saliva, starnuti e liquidi biologici potenzialmente contaminanti evaporano praticamente in tempo reale!); miglioramento della gestione terapeutica (“abbiamo” il remdesevir, abbiamo qualche altro “antivirale” utile nella prima fase;

sappiamo meglio gestire la fase sintomatica con antinfiammatori e anticoagulanti; teniamo pure il plasma, per la gioia dei fan del collega mantovano). Non di meno e nonostante qualche infelice uscita di qualche collega all’ombra della Lanterna,

è un virus che continua a far paura per la letalità grezza dei ricoverati: i dati parlano chiaro, su poco meno di 8500 nuovi infetti italiani nell’ultimo mese la percentuale di decessi è pari al 2%. DUE PER CENTO.

Venti volte l’influenza, nonostante in questo momento il virus circoli dal punto di vista epidemiologico col freno a mano per i motivi di cui sopra. E con buona pace dei laureati su internet, visto che l’ISS-Istat ha già verificato che nell’89% dei deceduti il Sars-CoV2 è stato

causa primaria del decesso, agendo quanto meno da cofattore nei restanti 11%.

 

2) Ci sono segnali, dal punto di vista epidemiologico, comunque allarmanti. La curva dei contagi dopo mesi di calo/stazionarietà, è in aumento. Così come ospedalizzazioni e…

ricoveri in intensiva/sub intensiva (che si erano praticamente svuotate a fine maggio-inizio giugno!), anche se di poco. Ed è in aumento a Ferragosto, come detto in condizioni sfavorevoli per il virus.

Ora, che lo dica il salumiere sotto casa che 629 contagi a Ferragosto è terrorismo mediatico pazienza, lo accetto pure. Che lo dica un primario di Malattie Infettive no, in quanto dovrebbe sapere (o perlomeno ricordare, si tratta come già detto di risalire a marzo-aprile di quest’anno) che 629 infetti oggi equivalgono a 60-100 ricoverati nei prossimi giorni, perché la matematica non è un’opinione e su 100 infetti un 10-15% richiede l’ospedalizzazione per la gravità della malattia. Non si scappa, anche ad Agosto.

Anzi, nel momento in cui torneremo dai 30-40enni infetti, come adesso, ai 60enni, come ad inizio epidemia, la percentuale di pazienti da ricoverare schizzerà al 25-30%, se non oltre. Senza contare che, come detto, continua a morire il 2% dei diagnosticati…

e che i nuovi casi possono veicolare e diffondere la malattia ad altri contatti, propagando il contagio.

 

3) La situazione è drammatica nel resto del mondo. I numeri e la progressione della pandemia sono impressionanti: solo oggi si sono sfiorati i 300000 nuovi casi…

e i 10000 decessi. La malattia è fuori controllo in buona parte delle Americhe e in India, è in ripresa in tutta Europa e continua a mietere contagi e vittime dappertutto. Oggi, ripeto, a Ferragosto. Stiamo parlando, con buona pace di complottisti,…

alternativi e compagnia cantando, di un qualcosa che resterà sui libri, e non solo di medicina e malattie infettive. Di un qualcosa che, se non raggiungerà i livelli della Spagnola di 100 anni fa, sarà solo grazie alle possibilità mediche attuali…

(e all’ovvio fatto che non siamo reduci da un conflitto mondiale).

 

4) Cosa ci aspetta per il futuro? Dipende molto da noi, in tutti i sensi. Da un lato la sperimentazione dei vaccini va avanti, i dati sembrano promettenti e dovremmo averlo a disposizione si spera…

per la fine dell’anno-inizio 2021. Lo scenario più probabile, purtroppo, è che con l’autunno il virus tolga il freno a mano, favorito da condizioni climatiche più miti e dagli assembramenti al chiuso. E c’è la possibilità che l’età media dei contagi si alzi,…

con le ovvie conseguenze già sperimentate a marzo e aprile. Questo determinerà inevitabilmente la necessità di decine, centinaia di ospedalizzazioni al giorno e il timore che si viva una situazione come quella di questa primavera, dove nel giro di pochi giorni molte strutture…

ospedaliere sono state saturate. Il problema principale del Covid-19 resta infatti la gestione clinica del paziente, che in una buona percentuale di casi non può prescindere dall’ospedalizzazione (su 50 ricoveri presso la mia Divisione, 48 avevano la polmonite,…

senza contare altre eventuali complicazioni/manifestazioni cliniche; e abbiamo ricoverato anche trentenni e quarantenni). Fermo restando, ripeto, che stiamo parlando di un’infezione virale NETTAMENTE più pericolosa dell’influenza stagionale, sia in termini di letalità che di…

complicazioni e sequele: si passa dalle venti volte del già citato 36enne alle cento-duecento volte negli over 65!

 

5) Il consiglio che vi do è dunque semplice: evitate tutto l’evitabile, almeno per quest’anno e soprattutto per questo autunno. Evitate gli assembramenti,…

i viaggi all’estero, stadi e discoteche, qualsivoglia luogo dove non è possibile garantire il famoso metro di distanza. Specie se avete più di 60 anni. Fate attenzione all’igiene personale delle mani, pretendete che nei luoghi pubblici tutti indossino la mascherina…

(possibilmente non alla cowboy ma come si deve…). Collaboriamo tutti al tracciamento e isolamento di contagi e contatti, specie ora che il numero è ancora relativamente contenuto. E forse ci risparmieremo un secondo lockdown per quest’autunno. Che, purtroppo,…

rimane l’unica arma reale a nostra disposizione in caso di infezione fuori controllo, per il semplice fatto che, in caso di saturazione ospedaliera, è l’unico modo per rallentare la curva dei contagi e permetterci di dimettere i pazienti e ricoverarne di nuovi.

E ricordatevi sempre una cosa: mentre molti di voi si lamentavano a marzo-aprile per la dittatura sanitaria, gli arresti domiciliari e fesserie di questo tipo, il sottoscritto e tanti altri sono arrivati a fare turni su turni, anche 7-8 notti al mese tra file di ambulanze,…

persone sane fino a una settimana prima che desaturavano come manco la pneumocistosi nell’AIDS e pazienti che dopo qualche giorno finivano in rianimazione o peggio morivano dopo essere arrivate coi piedi propri al pronto soccorso. Ringraziate sempre il Padreterno (o chi per esso)

di non aver mai vissuto il COVID-19 in prima persona né come medici, né per fortuna vostra come pazienti.”

 

Dott. Giovanni Parrella