IPERVIGILANZA
IPERVIGILANZA
Ti capita mai di essere in ansia, in uno stato apprensivo, di essere preoccupato di ciò che potrebbe accadere e tendenzialmente di pensare sempre che possa accadere la cosa più negativa?
Non sei il solo.
È una delle caratteristiche tipiche dell’essere umano e può essere ricondotta a quello che viene chiamato, sul piano neurologico, uno stato di ipervigilanza.
Dipende in sostanza dai meccanismi di funzionamento del nostro cervello: in particolare, delle parti più “primitive” del cervello, quelle preposte ad analizzare l’ambiente in cui ci troviamo e a caratterizzarlo, in termini di pericolo o di sicurezza.
Si tratta di meccanismi primordiali, ben poco sofisticati. Meccanismi che funzionavano bene in un ambiente come quello primitivo, contraddistinto in gran parte da pochi episodi pericolosi ben identificabili, come ad esempio un animale che ti insegue.
Questi meccanismi però, rimasti tali e quali e inseriti nella nostra vita moderna, faticano ad essere precisi.
Questo perché è più semplice identificare in maniera chiara un pericolo fisico rispetto a un pericolo invece di tipo sociale, psicologico, emotivo.
Motivo per cui si crea per l’appunto uno stato di ipervigilanza costante, anche quando non è affatto giustificato.
C’è una differenza notevole tra attivarsi per rispondere a un combattimento o una fuga da un animale che ti insegue e invece attivare lo stesso tipo di risposta di continuo.
Non per qualche minuto ogni tanto, ma per 30 anni consecutivi, ogni volta che vai al lavoro perché ad esempio non sopporti il tuo capo!
Questi meccanismi di ipervigilanza creano tutta una serie di risposte a cascata.
La più importante tra queste è riconducibile ad una tipica manifestazione da stress: l’aumento del battito cardiaco, del ritmo della respirazione, della tensione muscolare e della produzione di cortisolo, vale a dire esattamente tutto ciò che serve al corpo per prepararsi al combattimento e alla fuga.
C’è un altro aspetto che a mio avviso è meno conosciuto ma reputo altrettanto interessante: la risposta di ipervigilanza innesca anche lo spegnimento di quello che viene chiamato Social Engagement System (sistema di ingaggio sociale).
Si tratta di un sistema funzionale del nostro cervello, sviluppato per perfezionare la capacità, in noi esseri umani estremamente sofisticata, di interagire gli uni con gli altri in maniera positiva.
Il Social Engagement System è definito dal tono della voce, dal sorriso, dallo sguardo, dai gesti e permette di manifestare questi comportamenti positivi soltanto quando non c’è un fenomeno di ipervigilanza.
In altre parole: se sei ipervigile, si chiude il Social Engagement System.
Di conseguenza, si manifesta una grande difficoltà a intrattenere un rapporto positivo con un’altra persona, semplicemente perché la tua mimica, il tono della tua voce non è sufficientemente rilassato.
Oggi purtroppo si tratta di un meccanismo molto presente.
Se ti guardi un po’ attorno, se per esempio vai al lavoro la mattina in una metropolitana affollata di una grande città, ti rendi conto di quante persone sono “ipervigili”, con la faccia tesa e un’enorme fatica a sorridere o a rilassarsi, anche di fronte al tuo tentativo di sorridere a loro.
Ciò che è peggio è che si tratta di un meccanismo “contagioso” ed è evidente che non si vive bene in questo modo.
Da un lato perché essere ipervigili vuol dire appunto avere sempre questa carica di ansia e di negatività e in più perché la qualità dei rapporti con gli altri ne risente in maniera significativa.
È un argomento che è possibile approfondire da più punti di vista ma senza dubbio uno dei primi passi da compiere per intervenire su questi fenomeni è quello di stimolare il principale nervo del sistema nervoso parasimpatico.
Il parasimpatico è il contraltare del sistema nervoso simpatico ovvero quello che si attiva nell’ipervigilanza e nella risposta da stress.
Il principale nervo parasimpatico è il nervo vago, che funziona molto bene lavorando sulla nostra respirazione.
Nello specifico, si tratta di passare dalla respirazione toracica, tipicamente superficiale e tipica dello stress, a una respirazione lenta e addominale che usa il diaframma, che è in grado di stimolare il nervo vago e rilassare quindi l’intero organismo.
Non è un caso infatti che proprio le tecniche respiratorie siano alla base di quasi tutti gli approcci per ridurre lo stress, da quelli più moderni come il training autogeno, fino a quelli più antichi come lo yoga (che è ben più di una semplice tecnica di rilassamento) o la meditazione.
Intervenire sul respiro è un modo efficace per staccare la spina dall’ipervigilanza e riaccendere il motore del Social Engagement System.
Se provi a farlo e a metabolizzarlo, imparare la respirazione addominale diviene piuttosto facile e si può fare ovunque, perché nessuno si accorge che stai respirando con l’addome.
Ha veramente il potenziale di rilassarti, di diminuire lo stato di ipervigilanza e soprattutto di renderti più predisposto a rapporti sociali positivi, sinceramente una delle cose di cui più abbiamo bisogno oggi.
Abbiamo due occhi di riguardo per te
ABBIAMO DUE OCCHI DI RIGUARDO PER TE
Si dice che le abitudini determinino i risultati che si avranno: per questo è importante avere buone abitudini!
Pensa a quanti aspetti della qualità della tua vita dipendono dalla salute della tua vista: lo studio, il lavoro, lo svago, la quotidianità e le esperienze uniche!
Per questa ragione, abbiamo preparato per te una breve raccolta di suggerimenti e consigli, suddivisi in quattro aree: Prevenzione, Protezione, Azione e Alimentazione.
Si tratta naturalmente di suggerimenti espressi in forma semplice e sintetica: per qualsiasi approfondimento puoi rivolgerti ai nostri professionisti, in una della nostre Ottiche.
PREVENZIONE
La prevenzione inizia fin da bambini, con dei comportamenti corretti che – se imparati in tenera età – diventano poi automatici per il resto della vita.
- Non toccarsi gli occhi con le mani sporche. Nel caso dell’utilizzo di lenti a contatto questo diventa ancora più importante, ma vale in generale.
- Utilizzare soltanto gli occhiali o lenti a contatto in buono stato, con una manutenzione regolare sulla quale farsi consigliare dal proprio ottico.
- Non usare l’acqua di rubinetto per la pulizia delle lenti a contatto.
- Non riporre gli occhiali con pieghe innaturali che ne possano compromettere la forma e l’equilibrio.
- Illuminare bene la propria postazione di lavoro/studio: con la luce naturale quando possibile (ad esempio vicino a una finestra) o con luce artificiale posizionata in modo da non generare ombre, come ad esempio quella proiettata dalla mano quando scrive, e priva di sfarfallio.
PROTEZIONE
Raggi UV, smog e inquinamento, stress e affaticamento visivo… sono molte le minacce dalle quali proteggere i tuoi occhi.
- Fin da bambini, al sole schermarsi con lenti protettive al 100% contro i raggi UV.
- Chiedere al proprio ottico la soluzione migliore per le condizioni di guida: l’abbagliamento causato da luce solare è differente da quello dei fanali durante la guida notturna, ma esistono specifici trattamenti antiriflesso per ogni situazione.
- Computer, smartphone, tablet… sono molteplici le fonti di luce blu/viola dalle quali è opportuno difendere gli occhi: fatti consigliare sui filtri adeguati, anche in base alla tua specifica situazione professionale.
AZIONE
Nella quotidianità sono molte le attenzioni che si possono avere per trattare con cura i propri occhi: dalla postura corretta alla ginnastica oculare, ecco di seguito alcuni consigli di base.
- Evitare di fissare per troppo tempo lo sguardo su un’unica distanza, sia essa lo schermo del computer, un libro o altro: a intervalli, distogliere lo sguardo e spaziare altrove.
- Davanti al computer mantenere una postura con un angolo di circa 90° tra schiena e gambe e una distanza tra occhi e schermo pari circa a quella tra gomito ed estremità del pugno.
- Prevedere dei momenti di rilassamento, di visione all’infinito (cioè puntare lo sguardo su un orizzonte lontano) e persino delle pause di visione naturale, senza occhiali, in condizioni naturalmente di sicurezza.
- Ritagliarsi dei momenti per la ginnastica oculare, con degli esercizi semplicissimi ma funzionali: ruotare gli occhi a palpebre chiuse, avvicinare e allontanare un oggetto dal viso mantenendo lo sguardo fisso su di esso, ripetere la stessa operazione ma in altre posizioni (basso, alto, sinistra, destra, trasversalmente…).
ALIMENTAZIONE
Per concludere, ricordiamo una massima meno banale di quello che si può pensare: “siamo quello che mangiamo”. Quindi la salute degli occhi passa anche (e molto) attraverso la tua bocca.
- Bere molta acqua, gli occhi ne hanno bisogno.
- Privilegiare una “dieta alcalina”, cioè ricca di vegetali, frutta fresca, legumi, limitando invece latticini e carni grasse. In questo modo il giusto apporto di vitamine e minerali sarà automatico.
- Dare il giusto spazio ai carotenoidi, presenti ad esempio in carote, zucche, peperoni, pomodori, meloni, albicocche e angurie.
- Ricordare nella dieta i pesci ricchi di Omega 3 come merluzzo, salmone, tonno, sgombro.
Una dieta sana ed equilibrata è comunque fondamentale per l’intero organismo.