Proprietà preventive e farmacologiche del Cacao e del Cioccolato, il “Cibo degli Dei” – Parte 2


Parte II – Effetti metabolici, antinfiammatori e anti-stress a cura di Mauro Miceli con la collaborazione di Irene Migliastro

Inibizione dell’attivazione piastrinica
La disfunzione piastrinica è un’altra caratteristica tipica delle lesioni aterosclerotiche. Il cacao ha effetti simili all’aspirina sulla funzionalità piastrinica e gli effetti congiunti del cacao e dell’aspirina sono di natura additiva, suggerendo una migliore prevenzione della formazione del coagulo offerta dal cacao. Il cioccolato ha un duplice effetto sulle piastrine: non solo riduce l’aggregazione piastrinica ma ne riduce anche il fenomeno dell’adesione. In studio è stato visto sia a livello sperimentale, su modelli di cellule endoteliali da aorta umana, che a livello clinico come il consumo di cioccolato con alto contenuto di procianidine abbia significativamente abbassato i livelli di leucotrieni e aumentato i livelli di prostaciclina rispetto ad un gruppo che consumava un cioccolato a basso contenuto di procianidine.

Effetti antidiabetici
Sono stati tentati numerosi approcci per migliorare la sensibilità all’insulina nei diabetici., la quale parzialmente fa affidamento sull’assenza di biodisponibilità del nitrossido nelle cellule endoteliali. Quindi i flavonoli presenti nel cacao e/o cioccolato possono ridurre la resistenza all’insulina migliorando la biodisponibilità di NO. Infatti sia una riduzione della resistenza che un aumento della sensibilità a questo ormone sono state osservate dopo ingestione di cioccolato ricco di flavonoli in soggetti sani e in pazienti ipertesi. Un altro studio ha dimostrato un impatto positivo sulle risposte di glucosio e insulina dopo un test da carico orale di glucosio, in soggetti adulti ipertesi con ridotta tolleranza al glucosio, a seguito di ingestione di cioccolato particolarmente ricco in flavonoli.

Effetti anti-obesità
L’obesità è uno dei principali fattori di rischio nello sviluppo di malattia cardiovascolare o CVD. In uno studio una dieta ad identico alto contenuto di grassi, con o senza cacao, è stato alimentata ai ratti per tre settimane. Il gruppo con consumo di cacao ha portato ad una significativa diminuzione del peso corporeo totale, peso del tessuto adiposo bianco mesenterico e decremento dei trigliceridi serici. Quando l’analisi del DNA è stata effettuata su campioni di tessuto di fegato e di grasso mesenterico, i risultati hanno mostrato una riduzione dell’espressione di vari geni associati al trasporto di acidi grassi e della loro biosintesi nel fegato e nel grasso mesenterico e una aumentata espressione di geni associati alla termogenesi.

Effetti antistress
Ci sono diversi composti bioattivi definiti come “marijuana-mimetici” nel cioccolato che possono promuovere lo stato di attenzione e vigilanza e ne giustificano la dipendenza, fra i quali ricordiamo l’anandamide.
Anche uno studio fatto in Svizzera ha confermato che il cioccolato allevia lo stress. Dopo 14 giorni di ingestione di cioccolato fondente, l’analisi dei parametri di stress negli adulti che esibivano profili di ansia elevati era diventato paragonabile a quello di soggetti a basso indice di stress. Il cioccolato influisce sui livelli di stress inducendo anche la produzione di serotonina, noto neurotrasmettitore ad effetto calmante ed anti-ansia.

Effetti anti-infiammatori sperimentali e risultati da trials clinici controllati
Il cioccolato inibisce le vie sia della lipossigenasi, direttamente legandosi ai siti attivi degli enzimi specifici di questo via metabolica, che della ciclossigenasi esercitando in tal modo azioni di tipo sia anti-infiammatorie che antiaggreganti piastriniche, come prima ricordato. E’ stato visto come i flavanoli contenuti nel cacao hanno forti proprietà antinfiammatorie in vitro. Se anche questi effetti sono stati osservati principlamente in vivo, il consumo di cacao può contribuire alla prevenzione o al trattamento delle malattie mediate dall’infiammazione cronica.

Una importante revisione critica ha giudicato la prova di tali effetti verificatisi dopo il consumo di cacao. Come metodologia una ricerca bibliografica è stata eseguita su Medline per studi clinici controllati randomizzati (RCT) che hanno studiato gli effetti del consumo di cacao sui biomarcatori infiammatori.
Come risultato 33 RCT sono stati inclusi, tra cui 9 studi attuati con somministrazione di un bolo di cacao o cioccolato e 24 studi basati su un loro consumo regolare.
Il consumo acuto di cacao diminuiva le molecole di adesione e i leucotrieni della serie C4, D4 ed E4 nel siero, l’attivazione nei leucociti del fattore nucleare NF-kB, nota citochina pro-infiammatoria, e l’espressione di P-selectina, E-selectina su monociti e neutrofili. In soggetti sani e in pazienti con malattie cardiovascolari, la maggior parte delle prove basate sul consumo regolare di cacao non ha trovato particolari cambiamenti tranne che per un numero ridotto di micro-particelle endoteliali, ma diversi marcatori di infiammazione cellulare e umorale sono comunque diminuiti nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, come pure i valori di glucosio a digiuno.

Le conclusioni però di questa vasta analisi statistica degli studi disponibili sono che il consumo di cacao ricco in flavanoli può ridurre l’infiammazione, con un meccanismo imputabile probabilmente ad una ridotta attivazione di monociti e neutrofili. Questo può prevenire o addirittura ridurre i l’infiammazione cronica a livello dei vasi sanguigni, che risulta un input per lo sviluppo della placca ateroma sica, e l’efficacia di questa misura dipende probabilmente dall’entità dell’infiammazione vascolare, ma anche dalla tipologia di prodotto di cacao utilizzato.

Tuttavia la prova certa per gli effetti anti-infiammatori di un consumo regolare di cacao è attualmente abbastanza bassa, anche se per i soggetti affetti da malattie cardiovascolari si presenta in modo più consistente, probabilmente per l’effetto esercitato a livello vascolare della produzione e disponibilità di ossido nitrico (NO) menzionato in precedenza.

Ulteriori RCT basati sui marcatori di infiammazione con esito primario sono però necessari. Questi dovrebbero investigare specifici marcatori di attivazione dei leucociti non solo nel siero o plasma, ma anche nelle cellule leucocitarie stesse. Soggetti affetti da bassa infiammazione cronica basale sono di grande interesse, così come le situazioni accompagnate da un aumento del carico infiammatorio (ad es., stato post-prandiale, test di tolleranza al glucosio orale, ecc.).
In prospettiva futura tutti gli studi dovrebbero essere “ciechi” sia per i ricercatori che per i partecipanti e dovrebbe essere rispettata in modo il più possibile uniforme la tipologia del cacao determinato a migliorare la qualità degli studi (es concentrazione effettiva di flavonoli, epacatechine, procianidine, ecc).

Cacao e recupero di esercizio
È stato documentato che con la supplementazione di cioccolato prima dell’esercizio fisico si ottiene un rapido recupero post-esercizio con cambiamenti fisiologici e metabolici. I livelli di glucosio plasmatico nei soggetti reclutati nello studio aumentarono significativamente a 15 minuti dopo assunzione di cioccolato e rimasero a livelli moderatamente alti fino a 30 minuti dopo un’ora di esercizio se confrontati con i livelli di glucosio del gruppo trattato con placebo.

Come descritto è possibile che ci siano prove scientifiche tali da giustificare che consumare una quantità moderata (pari a circa 25-30 g) di cioccolato nero quotidiano abbia effetti salutistici. Tuttavia la critica principale contro il consumo di cioccolato per il beneficio terapeutico è sempre l’alta quantità di zucchero e di trigliceridi che deve essere consumata per raggiungere ciò che è stato dimostrato essere una dose potenzialmente terapeutica; ciò porta al fatto che una persona dovrebbe quindi compensare le calorie aggiuntive aumentando la quantità di esercizio fisico quotidiano o una riduzione dell’apporto calorico derivante da altri grassi, dolci o carboidrati a rapido assorbimento per prevenire l’obesità e i rischi metabolici e cardiovascolari ad essa correlati.

Le prove attuali suggeriscono che gli effetti benefici del cioccolato sono attribuiti principalmente al suo contenuto in flavonoli, in particolare l’epicatechina.
Quindi, in determinati casi una dieta con una diretta integrazione con flavonoli, invece di cioccolato, può meritare ulteriori studi.
Inoltre ulteriori osservazioni e / o interventi su larga scala in studi eseguiti da fonti non distorte (es. non supportate da aziende produttrici di cacao o cioccolato) sono prima necessari in maniera tale che i medici e i professionisti della salute possano assolutamente raccomandare “una adeguata dose di cioccolato al giorno” ai loro pazienti. Inoltre va detto anche che i prodotti utilizzati negli studi controllati spesso contengono un contenuto in polifenoli molto più alto rispetto alla maggior parte dei prodotti disponibili in commercio.

Crediti foto: 123rf.com / Sea Wave 

Bibliografia consultata
1. Pearson DA, Paglieroni TG, Rein D, et al, The effects of flavanol-rich cocoa and aspirin on ex vivo platelet function. Thromb Res. 2002;106:191-7.
2. Rein D, Paglieroni TG, Wun T, et al, Cocoa inhibits platelet activation and function. Am J Clin Nutr. 2000;72:30-5.
3. Hermann F, Spieker LE, Ruschitzka F, et al, Dark chocolate improves endothelial and platelet function. Heart. 2006;92:119-20.
5. Schramm DD, Wang JF, Holt RR, et al, Chocolate procyanidins decrease the leukotriene-prostacyclin ratio in humans and human aortic endothelial cells. Am J Clin Nutr. 2001;73:36-40.
6. Grassi D, Desideri G, Necozione S, et al, Blood pressure is reduced and insulin sensitivity increased in glucose-intolerant, hypertensive subjects after 15 days of consuming high-polyphenol dark chocolate. J. Nutr. 2008; 138:1671-6.
7. Zurer, P. Chocolate may mimic marijuana in brain. Chem Eng News. 1996;74:31-2.
8. Martin FPJ, Rezzi S, Pere-Trepat E, et al., Metabolic Effects of Dark Chocolate Consumption on Energy, Gut Microbiota, and Stress-Related Metabolism in Free-Living Subjects. J. Proteome Res. 2009;8:5568-79.
9. Ryan DH, Diabetes Prevention Program Research Group. Diet and exercise in the prevention of diabetes. Int J Clin Pract. 2003;134:28-35.
10. Ellinger S, Stehle P. Impact of cocoa consumption on inflammation processes—a critical review of randomized controlled trials Nutrients 2016, 8, 321;

Proprietà preventive e farmacologiche del Cacao e del Cioccolato, il “Cibo degli Dei” – Parte 1


Questo mio contributo è fatto con la piena collaborazione della dott.ssa Irene Migliastro,  laureata in Tecniche di Laboratorio Biomediche, che ha in seguito conseguito un Master in Tecniche Diagnostiche in Anatomia Patologica ed è attualmente in pianta stabile presso la sezione di Biologia Molecolare e Immuno-istochimica del Laboratorio di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria del Policlinico di Careggi di Firenze; è laureanda magistrale in Biologia Sanitaria presso l’Università di Siena.

Bisogna ricordare subito che il cioccolato è il cibo più comunemente bramato nel mondo: inizialmente lo si pensava come ad un qualcosa di lusso, che solo i più agiati potevano permettersi, ma ai tempi attuali è considerato come una vera medicina. In passato, a causa dei suoi effetti sulla salute, era considerato la “bevanda degli Dei”, un’associazione che ha dato origine al nome scientifico dell’albero del cacao, Theobroma cacao, dalle parole greche theo (Dio) e broma (bevanda), attribuzione che è stata data all’albero dal noto naturalista svedese Carl Von Linné o Linneo (1707-1778). In realtà, questo nome è simbolico dell’importanza sociale, religiosa ed economica del cioccolato nelle culture del Nuovo e del Vecchio Mondo.

 

Differenza fra cacao e cioccolato

Cacao crudo e cioccolato sono due prodotti ottenuti dalla lavorazione delle fave di cacao, Per ottenere il cacao crudo, o raw chocolate, la lavorazione dei semi di cacao si ferma alle primissime fasi. Inizialmente i semi vengono estratti dal guscio, chiamato cabosse, puliti dalla massa gelatinosa che li riveste e, successivamente, essiccati al sole. Segue la fase di frammentazione e tostatura, nelle quali vengono sprigionati tutti gli aromi. Se le fave di cacao non vengono fermentate ed essiccate si ottiene il cacao crudo o raw che può assumere diverse granulometrie, dalla granella alla polvere.

La fase successiva alla tostatura prevede la spremitura del prodotto, dalla quale si ottiene la parte secca che è la massa di cacao, e quella grassa che è il burro di cacao. Alla massa di cacao e al burro di cacao vengono aggiunti gli altri ingredienti che andranno poi a caratterizzare quello che, a differenza del cacao crudo, diventerà cioccolato. Questi vengono mescolati e raffinati in particelle microscopiche che risultano impercettibili al nostro palato.

Segue la fase di concaggio, in cui la pasta di cacao raggiunge la temperatura di 75°C attraverso un mescolamento continuo, apportando fluidità al cioccolato e la perdita di certi aromi che possono risultare troppo forti, mentre si sprigionano tutte le proprietà organolettiche tipiche del prodotto che lo caratterizzano.

Le qualità nutrizionali del cioccolato sono state riconosciute da diversi autori e alcune persone lo hanno definito un cibo completo. I vari composti chimici ritenuti importanti trovati nel cioccolato sono di seguito rammentati.

Grassi

Il grasso che si trova prevalentemente nel cioccolato fondente (composto da pasta di cacao, burro di cacao e zucchero in quantità variabili) è il burro di cacao che può raggiungere circa il 3% di acido oleico (monoinsaturo), acido palmitico al 25% (saturo) e 33% di acido stearico (saturo). Mentre l’acido oleico ha un effetto positivo sui livelli lipidici, i grassi saturi aumentano negativamente il colesterolo totale e i livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL). Tuttavia, indipendentemente dal fatto che sia uno dei grassi saturi e può aumentare i livelli di lipidi, l’acido stearico del cacao non sembra avere alcun effetto sui livelli lipidici: la ragione di questa discrepanza può essere dovuta alla diversa natura dell’acido stearico derivato dal cacao rispetto a quello proveniente da fonti di derivazione animale; o anche al minor assorbimento dell’acido stearico. Tuttavia, sono pochi gli studi che hanno confermato questa possibilità.

Antiossidanti

Il cacao contiene grandi concentrazioni di flavonoidi fra cui spiccano le epicatechine, le catechine e le procianidine. Esso detiene i livelli massimi di flavonoidi, superiori persino al tè e al vino: il cioccolato fondente contiene una quantità molto più alta di flavonoidi rispetto al cioccolato al latte e gli effetti biologici di queste sostanze biottive risultano maggiori nel cioccolato fondente perché se presente il latte questo può rallentare l’assorbimento intestinale dei flavonoidi.
Infine, come menzionato, il cioccolato è anche ricco di flavonoidi procianidinici, comparabili con livelli presenti nelle mele ricche di procianidina.

Composti azotati

I composti azotati del cacao includono sia le proteine che le metilxantine teobromina e caffeina: queste ultime sono stimolanti del sistema nervoso centrale, diuretici e rilassanti della muscolatura liscia.

Minerali e altre proprietà

La massa di cacao contiene anche minerali come il potassio, fosforo, rame, ferro, zinco e magnesio i quali possono potenziare le proprietà benefiche. Anche il cioccolato contiene acido valerico che agisce come un riduttore di stress nonostante la presenza di stimolanti come caffeina e teobromina.

Studi epidemiologici sulle proprietà terapeutiche del cacao e/o cioccolato

La prima consistente prova epidemiologica sugli effetti benefici del cacao o cioccolato proveniva da uno studio eseguito su volontari dalla popolazione indiana di Kuna che vivono sulle isole di San Blas delle isole di Panama. Questa popolazione è caratterizzata da una bassa prevalenza di aterosclerosi, diabete di tipo 2 e ipertensione.

Il “segreto” dietro a questa evidenza clinica è la regolare assunzione giornaliera di una bevanda al cacao (dalle 3-4 fino a 6 tazze/die) fatta in casa dagli indiani Kuna. Tuttavia in studi effettuati dal gruppo di ricerca di Hollenberg della Facoltà di Medicina di Harvard hanno trovato che in quei Kuna che avevano migrato verso le aree urbane del continente Panama queste caratteristiche di salubrità cardiovascolare quasi scompaiono, anche per i successivi cambiamenti nella dieta (ad es. il consumo di molto meno cacao, pari a soltanto circa quattro tazze di cacao alla settimana, anche commercialmente trattato), quindi negando la natura genetica del fatto.

Lo studio di base, indicato come “progetto Kuna”, ha indicato che l’epicatechina, appartenente alla classe chimica dei flavanoli, è stata direttamente collegata ad una circolazione migliore e ad altri elementi di garanzia di salubrità cardiovascolare. I risultati di questo studio forniscono la prova diretta che l’epicatechina è, almeno in parte, responsabile degli effetti vascolari benefici che sono stati osservati dopo il consumo di determinati tipi di cacao particolarmente ricchi in flavanoli.

Tramite le analisi dei campioni di urina ottenuti dai membri indiani Kuna provenienti sia dell’isola che del continente, i ricercatori hanno trovato che, confrontato alle loro controparti del continente, l’urina degli abitanti dell’isola aveva oltre il doppio dei livelli di ossido di azoto urinario, composto chimico ben noto (oggetto del Nobel per la Medicina nel 1998) per essere associato con la salubrità della circolazione sanguigna e dell’endotelio vascolare.

Il progetto Kuna era soltanto una parte di un approccio di studio a 5 fasi che il gruppo di ricerca ha condotto per determinare se l’epicatechina risponde a cinque criteri precedentemente stabiliti per i composti che direttamente fossero causa di reale miglioramento della circolazione sanguigna.

Nelle altre quattro parti dello studio i ricercatori hanno dimostrato i seguenti risultati:

  1. i livelli elevati di ossido di azoto nel sangue erano in persone che hanno bevuto del cacao ricco di flavanolo, confrontate a coloro che ha bevuto le bevande del cacao con i bassi livelli di questo composto. Ciò ha indicato che i flavanoli contenuti nel cacao realmente sono stati assorbiti e successivamente presenti nella circolazione sanguigna.
  2. i livelli elevati dell’epicatechina presenti nella circolazione sanguigna sono stati effettivamente accompagnati da un flusso sanguigno migliore.
  3. in laboratorio i flavanoli somministrati ai campioni del tessuto vascolare hanno indotto il tessuto a rilassarsi.
  4. l’epicatechina pura consumata in soggetti umani ha avuto più o meno lo stesso effetto come ha fatto il consumo di cacao ricco di flavanolo.

Considerati nel loro insieme, il punto focale di questi risultati attribuisce all’epicatechina il ruolo di uno dei composti trovato nel cacao che ha impatti efficaci sulla omeostasi cardiovascolare. Ulteriori prove epidemiologiche provengono da uno studio longitudinale osservando lo stile di vita e il rischio cardiovascolare in una “coorte” di uomini anziani. In questo studio l’assunzione di cacao è risultata inversamente correlata alla pressione sanguigna: anche dopo un aggiustamento multivariato la pressione sistolica del sangue era significativamente inferiore di circa 4 mmHg nel gruppo di assunzione più alto di cacao rispetto al gruppo di assunzione più basso. In una successiva analisi prospettica, è stata associata una maggiore assunzione di cacao con una riduzione sia della mortalità cardiovascolare che per tutte le cause.

Effetti benefici nell’assunzione di Cacao sul sistema cardiovascolare

Come appena esposto, è interessante notare che l’assunzione regolare di cacao è risultata inversamente associata al rischio di malattia cardiovascolare. Recentemente Zomer et al. hanno concluso che il consumo giornaliero di cioccolato fondente potrebbe essere un efficace strategia preventiva cardiovascolare nei pazienti con malattia metabolica. Il cacao o il cioccolato fondente ad elevato contenuto di cacao (>70%) rappresentano una ricca fonte di antiossidanti.

Lo stress ossidativo e le difese antiossidanti ridotte giocano un ruolo fondamentale nella patogenesi dell’aterosclerosi, fra cui preme ricordare l’ossidazione delle LDL che vengono incorporate dal macrofago attivato trasformandolo in cellula schiumosa (“foam cell”), evento primordiale nella lesione aterosclerotica.

In uno studio Vinson e coll. hanno trovato che il cioccolato è la terza fonte giornaliera di antiossidanti per gli americani. Gli antiossidanti trovati nel cioccolato hanno dimostrato proprio che inibiscono l’ossidazione lipidica plasmatica e delle LDL in particolare. Di fatto il potenziale ruolo del cioccolato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari è oggetto di un crescente interesse negli ultimi decenni.

Un importante lavoro di metanalisi degli studi ha valutato l’effetto di cioccolato e cacao sui principali fattori di rischio cardiovascolare. Dopo avere estratto dalla letteratura ben 1.637 studi sull’argomento, gli autori si sono concentrati sui risultati di 42 studi controllati e randomizzati che avevano coinvolto un totale di 1.297 partecipanti.

Dall’analisi dei risultati ottenuti dalla metanalisi emerge che il consumo di cacao o di cioccolato si associa ad un miglioramento di numerosi fattori di rischio cardiovascolare: in particolare si registra una riduzione dell’insulino-resistenza ed un miglioramento della vasodilatazione flusso-mediata (FMD), indice di funzionalità dell’endotelio vascolare, in seguito a consumo sia cronico che acuto (2 ore dopo l’ingestione); inoltre si registra anche una riduzione della pressione diastolica ed un miglioramento del profilo lipidico. Stratificando in funzione delle dosi di epicatechine apportate, emerge che il miglioramento della FMD si osserva per tutte le dosi considerate, mentre la riduzione della pressione arteriosa, sia sistolica che diastolica, è significativa solo per dosi apportate nel consumo di questi composti di oltre i 50 mg/die.

I risultati di questa metanalisi dimostrano pertanto gli effetti benefici del consumo di cacao e cioccolato, sia in acuto che in cronico, su alcuni fattori di rischio cardiovascolare ed in particolare sulla FMD e l’insulino-resistenza. Gli effetti si osservano per diversi livelli di apporto delle epicatechine tipiche del cacao, suggerendo che alcuni di essi (come gli effetti sulla pressione) si manifesteranno solamente per prodotti ad alto tenore di cacao (ovvero tavolette con contenuto superiore al 70%) o per consumi relativamente elevati.

Riferimento: Hooper L, Kay C, Abdelhamid A, Kroon PA, Cohn JS, Rimm EB, Cassidy A. Effects of chocolate, cocoa, and flavan-3-ols on cardiovascular health: a systematic review and meta-analysis of randomized trials. Am J Clin Nutr. 2012 1. 08-02-2012.

Effetti sulla pressione arteriosa (anti-ipertensivi)

Numerosi studi hanno riportato che le cause della significativa vasodilatazione esercitata dal cacao si esplica aumentando sia i livelli serici di NO che la sua biodisponibilità a livello dell’endotelio vascolare. Lo specifico meccanismo molecolare è la capacità posseduta dai flavanoli contenuti nel cacao sia di aumentare i livelli di ossido nitrico nelle cellule endoteliali attraverso la loro capacità di attivazione vascolare della nitrossido-sintetasi endoteliale (enzima chiave per biosintesi di questo composto), che per loro azioni antiossidanti che portano a una diminuita inattivazione del NO da parte dei radicali liberi. Inoltre si ha anche una azione inibitoria indotta dal flavanolo sull’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibizione) e una riduzione della pressione diastolica causata dall’acido stearico contenuto nella frazione grassa.

Uno studio su larga scala e di adeguata durata effettuato nei Paesi Bassi ha reclutato uomini di età compresa tra 65-84 anni. I soggetti sono stati selezionati riguardo al loro apporto dietetico quando si sono arruolati nello studio a intervalli di cinque anni. Nel periodo di studio, durato in totale 15 anni, è quindi emerso che negli uomini che consumavano regolarmente il cacao la pressione sanguigna era significativamente più bassa rispetto a quelli che non lo facevano. Il consumo delle barrette di cioccolato fondente per 15 giorni ha permesso di ridurre la pressione sistolica nei soggetti sani e in giovani, come pure in anziani pazienti ipertesi.

Nello studio dei soggetti sani si è pure registrato un aumento della sensibilità all’insulina. Alonso e coll. hanno anche trovato una associazione tra consumo di cioccolato e incidenza di ipertensione in uno studio di coorte. Contrariamente a ciò, alcuni studi non hanno mostrato alcun effetto sulla pressione sanguigna con l’ingestione di cioccolato fondente o cacao. Van den Bogaard et al. hanno di fatto messo in discussione gli effetti di riduzione della pressione sanguigna da parte del cacao e hanno concluso, dal loro studio controllato randomizzato, che l’assunzione di bevande al cacao naturale non ha modificato significativamente la pressione sanguigna sistolica centrale in un monitoraggio continuo di 24 ore in ambulatorio.

Come sempre però è necessario far notare che la ragione di queste incoerenze possono riguardare un certo numero di fattori, in primis il disegno dello studio: infatti poiché questi studi erano eseguiti in un numero piuttosto ridotto di individui normotesi e con un consumo di cioccolato inferiore per un più breve periodo, un effetto antipertensivo potrebbe essere stato perso come conseguenza del loro design di studio. Inoltre, l’impiego non ottimale di diversi questionari e tabelle di consumo di alimenti dietetici, differenze nei livelli e il tipo di cioccolatini / cacao studiati e differenze nelle popolazioni indagate potrebbero anche giustificare bene tali incongruenze.

La maggior parte degli studi a supporto degli effetti anti-ipertensivi del cioccolato ha utilizzato barrette di cioccolato, mentre gli studi negativi utilizzavano bevande al cacao. Forse la matrice presente nel cioccolato potrebbe risultare necessaria per l’effetto anti-ipertensivo, agendo direttamente o in modo sinergico con i flavanoli presenti nel cacao.

Bibliografia

  1. Dillinger TL, Barriga P, Escarcega S, Jimenez M, Salazar Lowe D, Grivetti
    LE. Food of the gods: cure for humanity? A cultural history of the medicinal and ritual use of chocolate. J Nutr. 2000;130:2057S-72S.
    2. Kris-Etherton PM, Mustad V, Derr J. Effects of dietary stearic acid on plasma lipids and thrombosis. Nutr Today. 1993;28:30-8.
    3. American Dietetic Association. Chocolate: facts and fiction. Nutrition fact sheet. Chicago, Ill: American Dietetic Association Foundation; 2000.
    4. Hu FB, Manson JE, Willett WC: Types of dietary fat and risk of coronary heart disease: a critical review. J Am Coll Nutr. 2001;20:5-19.
    5. Mensink RP, Zock PL, Kester AD, Katan MB. Effects of dietary fatty acids and carbohydrates on the ratio of serum total to HDL cholesterol and on serum lipids and apolipoproteins: a meta-analysis of 60 controlled trials. Am J Clin Nutr. 2003;77:1146-55.
    6. Natsume M, Osakabe N, Yamagishi M, et al, Analyses of polyphenols in cacao liquor, cocoa, and chocolate by normal-phase and reversed phase HPLC. Biosci Biotechnol Biochem. 2000;64:2581-7.
    7. Lee KW, Kim YJ, Lee HJ, Lee CY. Cocoa has more phenolic phytochemicals and a higher antioxidant capacity than teas and red wine. J Agric Food Chem. 2003;51:7292-5.
    8. Vinson JA, Proch J, Zubik L: Phenol antioxidant quantity and quality in foods: cocoa, dark chocolate, and milk chocolate. J Agric Food Chem. 1999;47:4821-4.
    9. Serafini M, Bugianesi R, Maiani G, Valtuena S, De Santis S, Crozier A. Plasma antioxidants from chocolate. Nature. 2003;424:1013.
    10. Hammerstone JF, Lazarus SA, Schmitz HH: Procyanidin content and variation in some commonly consumed foods. J Nutr. 2000;130(8S Suppl):2086S-92S.
    11. Ashton J, Ashton S. Why chocolate is a health food. In: A Chocolate a Day: Keeps the Doctor Away. New York, NY: Thomas Dunne Books/St. Martin’s Press; 2003:39-52.
    11. McCullough ML, Chevaux K, Jackson L, et al, Hypertension, the Kuna, and the epidemiology of flavanols. J Cardiovasc Pharmacol. 2006;47:S103-9.
    12. Buijsse B, Feskens EJM, Kok FJ, Kromhout D. Cocoa intake, blood pressure, and cardiovascular mortality: the Zutphen elderly study. Arch Intern Med. 2006;166:411-7.
    13. Janszky I, Mukamal KJ, Ljung R, Ahnve S, Ahlbom A, Hallqvist J. Chocolate consumption and mortality following a first acute myocardial infarction: The Stockholm Heart Epidemiology Program. J Int Med. 2009;266:248-357.
    14. Zomer E, Owen A, Magliano DJ, Liew D, Reid CM. The effectiveness and cost effectiveness of dark chocolate consumption as prevention therapy in people at high risk of cardiovascular disease: best case scenario analysis using a Markov model. BMJ. 2012; 344:e3657.
    15. Lotito SB, Frei B. Consumption of flavonoid-rich foods and increased plasma antioxidant capacity in humans: cause, consequence, or epiphenomenon? Free Radic Biol Med. 2006;41:1727-
    16. Grassi D, Lippi C, Necozione S, Desideri G, Ferri C. Short-term administration of dark chocolate is followed by a significant increase in insulin sensitivity and a decrease in blood pressure in healthy persons. Am J Clin Nutr. 2005;81:611-4.
    17. Grassi D, Necozione S, Lippi C, et al, Cocoa reduces blood pressure and insulin resistance and improves endothelium-dependent vasodilation in hypertensives. Hypertension. 2005;46:398-405.
    18. Taubert D, Berkels R, Roesen R, Klaus W. Chocolate and blood pressure in elderly individuals with isolated systolic hypertension. JAMA. 2003;290:1029-30.
    19. Actis-Goretta L, Ottaviani JI, Fraga CG. Inhibition of angiotensin converting enzyme activity by flavanol-rich foods. J Agric Food Chem. 2006;54:229-34.
    20. Simon JA, Fong J, Bernert JT Jr. Serum fatty acids and blood pressure. Hypertension. 1996;27:303-7.
    21. Fisher ND, Hughes M, Gerhard-Herman M, Hollenberg NK. Flavanol-rich cocoa induces nitric-oxide-dependent vasodilation in healthy humans. J Hypertens. 2003;21:2281-6.
    22. Engler MB, Engler MM, Chen CY, et al, Flavonoid-rich dark chocolate improves endothelial function and increases plasma epicatechin concentrations in healthy adults. J Am Coll Nutr. 2004;23:197-203.
    23. van den Bogaard B, Draijer R, Westerhof BE, van den Meiracker AH, van Montfrans GA, van den Born BJ. Effects on peripheral and central blood pressure of cocoa with natural or high-dose theobromine: a randomized, double-blind crossover trial. Hypertension. 2010;56:839-46.
    24. Alonso A, de la Fuente C, Beunza JJ, Sanchez-Villegas A, Martinez-Gonzalez MA. Chocolate consumption and incidence of hypertension. Hypertension. 2005;46:e21- e22.
    25. Schroeter H, Heiss C, Balzer J, et al. (-)-Epicatechin mediates beneficial effects of flavanol-rich cocoa on vascular function in humans. Proc Natl Acad Sci U S A. 2006;103:1024-9.
    26. Fisher ND, Hollenberg NK. Aging and vascular responses to flavanol-rich cocoa. J Hypertens. 2006;24:1575-80.
    27. Karim M, McCormick K, Kappagoda CT. Effects of cocoa extracts on endothelium-dependent relaxation. J Nutr. 2000;130:S2105-8.

PROGETTO FERIE e URGENZE  – SOSTITUZIONI RECIPROCHE

PROGETTO FERIE e URGENZE  – SOSTITUZIONI RECIPROCHE

 

DI TIZIO VALENTINA:

Moie e Castelplanio Macine

349 -2233271 CIATTAGLIA MORENO:

Pianello Vallesina e Moie

330-912757 PIGINI GUIDO:

Maiolati Spontini e Moie

338-1028560
BORIONI BRUNO:

Castelbellino Stazione e Pianello Vallesina

338-1993322 GRASSI LAURA:

Mergo, Angeli e Castelplanio Macine

333-9103744 BELLOCCHI LUIGI:

Poggio San Marcello, Macine, Castelplanio

333 – 5316627
RIBECHINI CHIARA:

Moie e Castelplanio Macine

339-6061648 DOTTORI MARTA:

Pianello Vallesina, Maiolati Spontini e Pantiere

347-4977300

 

AVVISO PER “FERIE DEL MEDICO TITOLARE”

 Si informano i sig.ri assistiti che il/la dott/ssa …………………………………….

sarà in ferie dal ………………   al …………………….. .

Durante tale periodo gli assistiti potranno recarsi presso qualsiasi studio dei colleghi della nostra Associazione partecipanti al “progetto ferie”, e qui sopra indicati, durante i normali orari di apertura. 

Troveranno l’eguale assistenza, tramite la rete RRS NET, magari anche con prenotazione, e/o, secondo le abitudini del titolare e presenza o no, della collaboratrice di studio.

In base alle regole contrattuali le visite domiciliari vanno prenotate entro le ore 10.00 del mattino.  Per le urgenze chiamare il 118, come sempre.

Informazioni sulle sedi degli studi e sugli orari dei medici, si possono trovare sul sito www.medicivallesina.it

GUARDIA MEDICA DI MOIE: 335-340-883. Entra in servizio alle ore 10.00 del sabato e dei prefestivi e dalle ore 20.00 alle 08.00 delle notti, per tutta la popolazione assistibile del Distretto.

Firmato da tutti i medici associati collaboranti al progetto: BORIONI, CIATTAGLIA, di TIZIO, GRASSI, DOTTORI, PIGINI, RIBECHINI, e BELLOCCHI.

Lì, …/…/……..

 

PROGETTO “SOSTITUZIONI RECIPROCHE” PER LE NOSTRE FERIE

 

La decisione di aderire a questo progetto è stata presa nella recente riunione del 09 giugno 2021. (8 medici su 9).

Abbiamo diritto ad un po’ di riposo, dopo i difficili ed intensi mesi passati, al nostro lavoro.

Preso atto della difficoltà in generale a trovare dei sostituti per i nostri studi, non ci resta che organizzarci tra di noi.

Voglio anticipare che questa sarebbe una “altra bella novità”, che ci permetterà di integrarci sempre al meglio tra di noi e ricevendone ancora dei benefici reciproci.

Abbiamo superato le perplessità di ognuno di fronte ad ogni novità e alle difficoltà ad uscire dalle proprie specifiche organizzazioni. Solo abbracciando delle nuove opportunità otterremo dei nuovi equilibri di crescita e di benefici: in questo caso il diritto alle ferie!!  Dobbiamo pensare anche a noi e non solo ai pazienti! Tra di noi ci conosciamo tutti bene e c’è reciproca fiducia e stima, oramai da anni, per le tante cose che già facciamo insieme!  Non ci inventiamo nulla di nuovo perchè questo progetto è già in atto nelle medicine di gruppo, a sede unica o no,  e dai pediatri del territorio.  Ora i tempi sono maturi anche per noi!!

Le “sostituzioni reciproche” per le ferie possono prevedere circa 15 giorni + 7 giorni all’anno, o di fila o interrotte.  Rimane sempre l’aiuto reciproco in caso di urgenze dei 3 giorni, già concordati!

L’organizzazione delle sostituzioni reciproche è qui accennata ed è espressa nel manifestino preparato.

I nostri pazienti capiranno e si adegueranno, per i piccoli spostamenti richiesti, per il breve periodo.  E poi in estate ci sono meno patologie acute e molti pazienti, magari non vanno dai sostituti e preferiscono aspettare il ritorno dei titolari.

Per ridurre il disagio, chi vuole può lasciare in servizio la collaboratrice di studio, per risolvere, in presenza, gli atti medico di routine (ricette, prescrizioni, certificati, telefonate, ecc…) e pertanto ridurre il carico sui colleghi.

Se qualcuno, per ora, ha trovato i sostituti, va bene ugualmente: potrebbe, essere utile in futuro.

Ogni collega deve comunicare il suo periodo di assenza dal servizio ai colleghi, tramite mail o chat, in modo che ci sia una informazione, anche su questo tema, che circola tra di noi.

Ogni collega deve esporre sulla porta o vetrina dello studio il manifestino di avviso ferie, già preparato, con tutte le informazioni ai pazienti. (vedi allegato). Ognuno può mettere una deviazione di chiamata o un messaggio informativo ai pazienti sul suo telefonino, come preferisce o è abituato.

Le certificazioni di morte vanno garantite, secondo le normative!

I pazienti del medico in ferie, per accedere agli studi dei medici in servizio, ne devono rispettare le regole.

Questo progetto andrà avanti con successo, se avremo tutti uno spirito di collaborazione, solidarietà e  amicizia , come sempre è tra di noi: non va bene se non si realizza la “reciprocità”!  I chiarimenti in merito li faremo in chat, con serenità.

L’assenza per ferie con il manifestino, può essere comunicata all’ufficio convenzioni ASUR AV2 ZT Jesi, nel rispetto dello spirito dell’AIR e dell’ACN.

Ultimo giorno di servizio del Dott. Giorgio Senesi

𝗨𝗟𝗧𝗜𝗠𝗢 𝗚𝗜𝗢𝗥𝗡𝗢 𝗗𝗜 𝗦𝗘𝗥𝗩𝗜𝗭𝗜𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗗𝗢𝗧𝗧𝗢𝗥 𝗚𝗜𝗢𝗥𝗚𝗜𝗢 𝗦𝗘𝗡𝗘𝗦𝗜
Questa mattina, il sindaco Tiziano Consoli, a nome di tutta l’Amministrazione comunale e di tutta la comunità di Maiolati Spontini, ha espresso al dottor Giorgio Senesi, attraverso la consegna di una pergamena, profonda stima e gratitudine per i suoi 37 anni di servizio come medico di medicina generale, sottolineando la professionalità e la competenza che lo hanno reso un punto di riferimento per tutti i suoi pazienti, anche in questi mesi difficili di pandemia.
Con il 1° giugno, infatti, Senesi conclude il rapporto convenzionale di medico di assistenza primaria nel comune di Maiolati Spontini.
Laureatosi all’Università di Bologna e specializzatosi poi in medicina dello sport all’Università di Chieti, Senesi ha esercitato nello studio di via Risorgimento, a Moie, dal 15 dicembre 1984.
Il dottor Senesi, nel ricevere la pergamena dal sindaco, ha ringraziato la comunità di Maiolati Spontini e ciascuno dei suoi colleghi e colleghe, augurando un buon lavoro ai più giovani che si apprestano a questa professione, incoraggiandoli ad essere medici delle persone e dei territori, dove è più facile costruire relazioni di fiducia e di amicizia.
 

IPERVIGILANZA

IPERVIGILANZA

Ti capita mai di essere in ansia, in uno stato apprensivo, di essere preoccupato di ciò che potrebbe accadere e tendenzialmente di pensare sempre che possa accadere la cosa più negativa?

Non sei il solo.

È una delle caratteristiche tipiche dell’essere umano e può essere ricondotta a quello che viene chiamato, sul piano neurologico, uno stato di ipervigilanza.

Dipende in sostanza dai meccanismi di funzionamento del nostro cervello: in particolare, delle parti più “primitive” del cervello, quelle preposte ad analizzare l’ambiente in cui ci troviamo e a caratterizzarlo, in termini di pericolo o di sicurezza.

Si tratta di meccanismi primordiali, ben poco sofisticati. Meccanismi che funzionavano bene in un ambiente come quello primitivo, contraddistinto in gran parte da pochi episodi pericolosi ben identificabili, come ad esempio un animale che ti insegue.

Questi meccanismi però, rimasti tali e quali e inseriti nella nostra vita moderna, faticano ad essere precisi.

Questo perché è più semplice identificare in maniera chiara un pericolo fisico rispetto a un pericolo invece di tipo sociale, psicologico, emotivo.

Motivo per cui si crea per l’appunto uno stato di ipervigilanza costante, anche quando non è affatto giustificato.

C’è una differenza notevole tra attivarsi per rispondere a un combattimento o una fuga da un animale che ti insegue e invece attivare lo stesso tipo di risposta di continuo.

Non per qualche minuto ogni tanto, ma per 30 anni consecutivi, ogni volta che vai al lavoro perché ad esempio non sopporti il tuo capo!

Questi meccanismi di ipervigilanza creano tutta una serie di risposte a cascata.

La più importante tra queste è riconducibile ad una tipica manifestazione da stress: l’aumento del battito cardiaco, del ritmo della respirazione, della tensione muscolare e della produzione di cortisolo, vale a dire esattamente tutto ciò che serve al corpo per prepararsi al combattimento e alla fuga.

C’è un altro aspetto che a mio avviso è meno conosciuto ma reputo altrettanto interessante: la risposta di ipervigilanza innesca anche lo spegnimento di quello che viene chiamato Social Engagement System (sistema di ingaggio sociale).

Si tratta di un sistema funzionale del nostro cervello, sviluppato per perfezionare la capacità, in noi esseri umani estremamente sofisticata, di interagire gli uni con gli altri in maniera positiva.

Il Social Engagement System è definito dal tono della voce, dal sorriso, dallo sguardo, dai gesti e permette di manifestare questi comportamenti positivi soltanto quando non c’è un fenomeno di ipervigilanza.

In altre parole: se sei ipervigile, si chiude il Social Engagement System.

Di conseguenza, si manifesta una grande difficoltà a intrattenere un rapporto positivo con un’altra persona, semplicemente perché la tua mimica, il tono della tua voce non è sufficientemente rilassato.

Oggi purtroppo si tratta di un meccanismo molto presente.

Se ti guardi un po’ attorno, se per esempio vai al lavoro la mattina in una metropolitana affollata di una grande città, ti rendi conto di quante persone sono “ipervigili”, con la faccia tesa e un’enorme fatica a sorridere o a rilassarsi, anche di fronte al tuo tentativo di sorridere a loro.

Ciò che è peggio è che si tratta di un meccanismo “contagioso” ed è evidente che non si vive bene in questo modo.

Da un lato perché essere ipervigili vuol dire appunto avere sempre questa carica di ansia e di negatività e in più perché la qualità dei rapporti con gli altri ne risente in maniera significativa.

È un argomento che è possibile approfondire da più punti di vista ma senza dubbio uno dei primi passi da compiere per intervenire su questi fenomeni è quello di stimolare il principale nervo del sistema nervoso parasimpatico.

Il parasimpatico è il contraltare del sistema nervoso simpatico ovvero quello che si attiva nell’ipervigilanza e nella risposta da stress.

Il principale nervo parasimpatico è il nervo vago, che funziona molto bene lavorando sulla nostra respirazione.

Nello specifico, si tratta di passare dalla respirazione toracica, tipicamente superficiale e tipica dello stress, a una respirazione lenta e addominale che usa il diaframma, che è in grado di stimolare il nervo vago e rilassare quindi l’intero organismo.

Non è un caso infatti che proprio le tecniche respiratorie siano alla base di quasi tutti gli approcci per ridurre lo stress, da quelli più moderni come il training autogeno, fino a quelli più antichi come lo yoga (che è ben più di una semplice tecnica di rilassamento) o la meditazione.

Intervenire sul respiro è un modo efficace per staccare la spina dall’ipervigilanza e riaccendere il motore del Social Engagement System.

Se provi a farlo e a metabolizzarlo, imparare la respirazione addominale diviene piuttosto facile e si può fare ovunque, perché nessuno si accorge che stai respirando con l’addome.

Ha veramente il potenziale di rilassarti, di diminuire lo stato di ipervigilanza e soprattutto di renderti più predisposto a rapporti sociali positivi, sinceramente una delle cose di cui più abbiamo bisogno oggi.

Abbiamo due occhi di riguardo per te

ABBIAMO DUE OCCHI DI RIGUARDO PER TE

 Si dice che le abitudini determinino i risultati che si avranno: per questo è importante avere buone abitudini!

Pensa a quanti aspetti della qualità della tua vita dipendono dalla salute della tua vista: lo studio, il lavoro, lo svago, la quotidianità e le esperienze uniche!

Per questa ragione, abbiamo preparato per te una breve raccolta di suggerimenti e consigli, suddivisi in quattro aree: Prevenzione, Protezione, Azione e Alimentazione.

Si tratta naturalmente di suggerimenti espressi in forma semplice e sintetica: per qualsiasi approfondimento puoi rivolgerti ai nostri professionisti, in una della nostre Ottiche.

PREVENZIONE

La prevenzione inizia fin da bambini, con dei comportamenti corretti che – se imparati in tenera età – diventano poi automatici per il resto della vita.

  • Non toccarsi gli occhi con le mani sporche. Nel caso dell’utilizzo di lenti a contatto questo diventa ancora più importante, ma vale in generale.
  • Utilizzare soltanto gli occhiali o lenti a contatto in buono stato, con una manutenzione regolare sulla quale farsi consigliare dal proprio ottico.
  • Non usare l’acqua di rubinetto per la pulizia delle lenti a contatto.
  • Non riporre gli occhiali con pieghe innaturali che ne possano compromettere la forma e l’equilibrio.
  • Illuminare bene la propria postazione di lavoro/studio: con la luce naturale quando possibile (ad esempio vicino a una finestra) o con luce artificiale posizionata in modo da non generare ombre, come ad esempio quella proiettata dalla mano quando scrive, e priva di sfarfallio.

PROTEZIONE

 Raggi UV, smog e inquinamento, stress e affaticamento visivo… sono molte le minacce dalle quali proteggere i tuoi occhi.

  • Fin da bambini, al sole schermarsi con lenti protettive al 100% contro i raggi UV.
  • Chiedere al proprio ottico la soluzione migliore per le condizioni di guida: l’abbagliamento causato da luce solare è differente da quello dei fanali durante la guida notturna, ma esistono specifici trattamenti antiriflesso per ogni situazione.
  • Computer, smartphone, tablet… sono molteplici le fonti di luce blu/viola dalle quali è opportuno difendere gli occhi: fatti consigliare sui filtri adeguati, anche in base alla tua specifica situazione professionale.

AZIONE

Nella quotidianità sono molte le attenzioni che si possono avere per trattare con cura i propri occhi: dalla postura corretta alla ginnastica oculare, ecco di seguito alcuni consigli di base.

  • Evitare di fissare per troppo tempo lo sguardo su un’unica distanza, sia essa lo schermo del computer, un libro o altro: a intervalli, distogliere lo sguardo e spaziare altrove.
  • Davanti al computer mantenere una postura con un angolo di circa 90° tra schiena e gambe e una distanza tra occhi e schermo pari circa a quella tra gomito ed estremità del pugno.
  • Prevedere dei momenti di rilassamento, di visione all’infinito (cioè puntare lo sguardo su un orizzonte lontano) e persino delle pause di visione naturale, senza occhiali, in condizioni naturalmente di sicurezza.
  • Ritagliarsi dei momenti per la ginnastica oculare, con degli esercizi semplicissimi ma funzionali: ruotare gli occhi a palpebre chiuse, avvicinare e allontanare un oggetto dal viso mantenendo lo sguardo fisso su di esso, ripetere la stessa operazione ma in altre posizioni (basso, alto, sinistra, destra, trasversalmente…).

ALIMENTAZIONE

Per concludere, ricordiamo una massima meno banale di quello che si può pensare: “siamo quello che mangiamo”. Quindi la salute degli occhi passa anche (e molto) attraverso la tua bocca.

  • Bere molta acqua, gli occhi ne hanno bisogno.
  • Privilegiare una “dieta alcalina”, cioè ricca di vegetali, frutta fresca, legumi, limitando invece latticini e carni grasse. In questo modo il giusto apporto di vitamine e minerali sarà automatico.
  • Dare il giusto spazio ai carotenoidi, presenti ad esempio in carote, zucche, peperoni, pomodori, meloni, albicocche e angurie.
  • Ricordare nella dieta i pesci ricchi di Omega 3 come merluzzo, salmone, tonno, sgombro.

Una dieta sana ed equilibrata è comunque fondamentale per l’intero organismo.

La musica allunga la vita e preserva dalle malattie neurodegenerative

La musica allunga la vita e preserva dalle malattie neurodegenerative

 

Ascoltare la musica preferita è un’autostrada per raggiungere felicità e benessere, in grado di allungare la vita mantenendola in salute. La musica è, infatti, un toccasana per i disturbi dell’umore, per il disagio psichico, mentre contro la depressione è efficace come i farmaci ansiolitici e antidepressivi. Ad affermarlo sono i ricercatori della Comunità mondiale della longevità (CMDL), promuovendo a pieni voti la musicoterapia, da utilizzare non solo nel tempo libero ma soprattutto in campo medico/riabilitativo.

Un forte potere terapeutico              

Da Mozart ai Rolling Stones, non importa quale genere vi piaccia, è importante ascoltare quotidianamente la propria musica preferita per mantenersi in salute.

E’ questa la nuova frontiera della neuroscienza ispirata all’arte dei suoni, oggetto di un convegno che si è svolto a Cagliari organizzato dal CMDL che studia i centenari, insieme all’Istituto Europeo di Ricerca Ierfop e alla Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer).

Canto e musica insieme sono un toccasana nei deficit di lettura e apprendimento – spiega Roberto Pili, presidente della Cmdl – ma è nelle malattie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento, quali demenza e Parkinson, che possono fare la differenza”.

La pratica musicale, soprattutto se iniziata in giovane età, spiega Pili, aumenta la cosiddetta ‘riserva cognitiva’, un insieme prezioso di capacità e funzionalità cerebrale che in età anziana contrasta la comparsa della demenza. Stupefacenti sono anche i risultati della musicoterapia nella cura del morbo di Parkinson e nelle paresi. Abbinare il movimento di questi malati a un brano musicale molto ritmato, ha evidenziato dei miglioramenti immediati dell’attività motoria.

Musica e qualità della vita

E ancora, l’ascolto attivo della musica è benefico per il nostro stato mentale e fisico, predispone all’empatia, favorisce i ricordi e la socializzazione. Elementi questi che promuovono una migliore qualità della vita, la fortificano, la allungano, sottolinea ancora Roberto Pili, rendendola un’esperienza formativa che tiene in allenamento il cervello, il timone della nostra vita, attivando i centri della gratificazione, dell’empatia, della socialità.

In conclusione, la musica ha un potere terapeutico veramente straordinario che contribuisce a farci sentire vivi e attivi, mantenendo aperta la porta alla felicità e al benessere, vale a dire a tutti quegli stati d’animo in grado di allungare l’aspettativa di vita di almeno 10 anni.

 

Tiroide prezioso organo: prendiamocene cura conoscendolo a fondo

Tiroide prezioso organo: prendiamocene cura conoscendolo a fondo

La biologia della tiroide

La tiroide è una ghiandola endocrina (libera nel circolo ematico i suoi prodotti ormonali) con funzione di importante termostato del nostro sistema metabolico basale, e conseguentemente ossido-riduttivo e di molte funzioni dell’organismo. Per le sue interazioni con altri sistemi endocrini e non, del nostro corpo, è definito anche primo “termostato dello stress”.

Essa esplica la sua funzione controllando l’utilizzazione di ossigeno, la produzione di calore e di energia cellulare, influenzando in questo modo l’attività del sistema nervoso, di quello cardiaco, di quello metabolico, e la crescita e sviluppo dell’organismo in ogni sua parte. In particolare gli ormoni tiroidei stimolano la produzione di calore attraverso la dissociazione della fosforilasi ossidativa a livello mitocondriale, con azione sul ciclo di Krebs, che viene deviato verso la via catabolica della catena respiratoria, FAD dipendente (a sua volta derivato dalla vitamina B2).

La tiroide va incontro a stress ossidativo

Essendo un organo riccamente vascolarizzato, ad elevato consumo energetico, e che trova, nella via della respirazione cellulare il suo massimo espletamento di funzione, la tiroide può andare incontro facilmente a fenomeni di stress ossidativo o di carenza dei suoi nutrienti di base, con conseguente ripercussione nella sua produzione ormonale finale.

Meccanismi di compenso a un’eccessiva produzione di radicali liberi, secondaria a questo intrinseco lavoro mitocondriale e favorita da uno stile di vita specifico (fumo, stress, alimentazione infiammante), aiuteranno non solo una buona produzione tiroidea, ma anche un’adeguata conversione periferica della forma di ormone attivo: glutatione, acetilcisteina e metionina sono elementi indispensabili al mantenimento di adeguate concentrazioni di ascorbato, cofattore della glutatione perossidasi, coinvolta nel meccanismo di detossificazione epatica.

Le stagioni fredde associandosi a maggior vasocostrizione, minor disponibilità potenziale di B2, pongono la tiroide in una situazione di sforzo funzionale.

La completa assenza di secrezione degli ormoni tiroidei riduce del 40-50% il metabolismo basale, mentre un estremo eccesso lo può incrementare fino al 60-100%.

Azione degli ormoni tiroidei e del TRH

1 – A livello centrale: migliorano il tono dell’umore, il senso di benessere, favoriscono una riduzione del senso di ansia, portano ad un aumento della motricità, e a inibizione REM.

2 – A livello periferico: azione di regolazione del sistema basale in tutte le cellule, fondamentale nel corso della vita e soprattutto durante la crescita intrauterina (per lo sviluppo del Sistema Nervoso, delle ossa, dell’apparato gastroenterico, dei capelli, del sistema vascolare).

I segni e i sintomi di mal funzionamento tiroideo e le patologie correlate

Sono quelli legati a un ipo o iper attività degli organi bersaglio della funzione tiroidea, sia a livello “centrale” (neurologico), che periferico (cute, organi, ghiandole).

 

Ipotiroidismo

1 – Mancanza di energia (soprattutto al mattino, orario di maggior espressione circadiana degli ormoni tiroidei), facile affaticabilità

2 – Alterazione del tono dell’umore (depressione associata anche al riscontro di bassi livelli di GABA, ma anche ansia e attacchi di panico), e della sfera cognitiva (concentrazione, memoria, attenzione, ideazione)

3 – Alterazione del sonno notturno

4 – Aumento del grasso corporeo, ritenzione idrica (mani, piedi, volto)

5 – Dolori muscolari

6 – Alterazione di cute e annessi (capelli e unghie più fragili)

7 – Ipercolesterolemia, possibile iponatriemia, possibile leucopenia aspecifica

8 – Alterazione della funzionalità cardiaca (ridotta frazione di eiezione, ridotta frequenza e gittata cardiaca)

9 – Irregolarità mestruali, ridotta fertilità e riduzione della libido (per alterazione della conversione degli estrogeni e della pulsatilità di FSH e LH, con comparsa di cicli anovulatori)

10 – Bassa temperatura, freddolosità, stipsi

11 – Maggior suscettibilità alle infezioni

Ipertirodismo

Segni e sintomi legati ad un aumento del consumo basale (catabolismo, con dimagrimento, malnutrizione), dell’attività cerebrale (ideazione, ansia, motricità), cardiaca, intestinale (e conseguente sindrome da malassorbimento).

Credits Kataweb

Le Patologie

Come riportato all’inizio dell’articolo, specifiche sono le patologie che riguardano la tiroide con una prevalenza ben definita nella popolazione, ma potenzialmente subdola e ben più diffusa invece è la disfunzione tiroidea che può essere espressione inizialmente solo di squilibrio e non di patologiae che per questo deve essere indagata e trattata tempestivamente.

L’ ipotiroidismo è una sindrome clinica che deriva dalla mancanza di ormoni tiroidei. Si definisce primario (per ipofunzione tiroidea),  secondario (da difetto del TSH ipofisario) o terziario (deficit ipotalamico di TRH), oppure può essere derivato da una resistenza periferica all’azione degli ormoni tiroide.

Si definisce ipotiroidismo subclinico la condizione (molto frequente) di incremento funzionale del solo TSH, con ormoni tiroidei ancora normali, espressione questa di reattività organica della tiroide ancora efficace, e non da trattare con terapia ormonale sostitutiva, ma solo integrativa di supporto (vedi oltre).

Credits Pinterest

Le patologie che si associano a disfunzione specifica della tiroide sono le seguenti

A carattere autoimmune:

1 – La tiroidite di Hashimoto (la più diffusa), maggiormente presente nel sesso femminile, da anticorpi (anti tireoglobulina e tireoperossidasi tiroidea), associata a ipotiroidismo.

2 – Morbo di Graves da anticorpi anti recettori per il TSH, associata a ipertiroidismo.

Anatomiche:

1 – Gozzo (a funzionalità variabile)

2 – Noduli benigni o maligni (a funzionalità variabile)

 

Fine seconda parte

I test di screening e valutazione

  • TSH, FT3, FT4, Anticorpi antitireoglobulina e anti perossidasi tiroidea, anticorpi anti TSH in primis.
  • Anticorpi anti transglutaminasi e anti APCA nell’ipotesi di malattia auto immune sistemica; rT3 in caso di scarsa risposta alla terapia in atto.
  • Ecografia tiroidea.

Vuoi acquistare i libri del nostro autore?

Collegati alla nostra sezione LIBRI e fai l’ordine!

OPPURE COMPRA DIRETTAMENTE I SUOI LIBRI DA QUI

 

Bibliografia

Lin Hy, Glinsky GV, Mousa SA et Al Thyroid hormone and anti-apoptosis in tumor cells Oncotarget.2015 Jun 20;6(17):14735-43

Nihon Rinsho. 2010 luglio; 68 Suppl 7: 284-9.

Ader R., Cohen N., Felten D. : Psichoneuroimmunology : interaction betwenn the nervous system and the immune system. The Lancet 345,14, 1995.

Mandrup-Poulsen T., Nerup J., Reimers JI. et al : Cytochines and endocrine system . I. The immunoendocrine network. . European Journal of Endocrinology . 133:360-71, 1995

Mandrup-Poulsen T. Nerup J., Reimers J.I. et al : Cytochines and endocrine system . II. Roles in substrate metabolism modulation of thyroidal and pancreatic endocrine cells functions and autoimmune endocrine diseases. European Journal of Endocrinology 134, 21-30, 1996.

Ajjan RA, Watson PF, Weermna AP (1996)”Cytokines and thyroid function” Adv Neuroimmunol, 6:359-386

AI-Humaidi MA (2000) “Serum cytokine levels in Grave’s disease” Saudi Med J 7:639-644

Alturfan AA et Al (2007)”Investigation of zinc and copper levels in methimazole-induced hypothyroidism:relation with the oxidant-antioxidant status” Follia Biol.53(5):18-8

Amara I et al. (2010)”Effect of selenium on hypothyroidism induced by methimazole (MMI) in lactating rats and their pups” Acta Biol Hung; 61(2):145-157

Arem R., DM (2007) The thyroid solution ”Ballantine Books New York.

Azmi N, Ajjan RA, Findlay C et Al (1997) “The detection of IL-14, IL-16 and IL-17 mRNA in the thyroid of patients with

autoimmune Thyroid disease” J Endocrinol, 155 (sup):P74

Bahn RS(1998) “Cytokines in thyroid eye disease: potential for anti-cytokine therapy ”Thyroid 8:415-418

Chu JW1, Crapo LM. (2001) “The treatment of subclinical Hypothyroidism is seldom necessary”.J Clin Endocrinol Metabol. Oct; 86(10)4591-9.

Dehspande UR et al (2002)”Effect of antioxidants (vit C, E and turmeric extract) on methimazole induced hypothyroidism” Indian J Exp Biol; 40(6):735-8

Duntas LH.(2015) “The role of Iodine and Selenium in autoimmune Thyroiditis .” Horm Metab Res Sep; 47(10):721

6.doi:10.1055/s-0035-1559631.Epub 2015 Sep 11.

Ertek S et al. (2010) “relationship between serum zinc levels, Thyroid hormones and thyroid volume following successful iodine supplementation” Hormones Jul-sep; 9(3):263-8

Kazi TG et al (2010) “interaction of copper with iron, iodine, and thyroid hormone status in goitrus patients” Biol trace Elem res; 134(3):265-79

Marinò M, marcocci C, Vitti P et al (2017) “Selenium in the treatment of thyrid disease” EurThyroid J.Apri; 6(2):113-114, doi:10.1159/000456660.Epub 2017 Mar1.

Negro R, attanasio R, grimaldi F eta al : A (2016)” Italian survey about the clinical of selenium in Thyroid disease”.Eur Thyroid J;5:164-170

Rayman MP (2012) “selenium to human health”Lancet; 379:1256-1268.

Planck T, Shahida B, Malm J et al (2018)”Vitamin D in graves disease: levels , correlation with laboratory and clinical parameters, and genetics” Eur Thyroid J.Jam; 7(1):27-33.

Norstrom F, van der Pals M, Myleus A et al (2018) “the impact of thyroid autoimmunity on thyroid function in 12-year-old children with celiac disease”.J Pediatr gastroenterl Nutr.Jan 25

Yudkin JS, Stehouwer CD,Emeis JJ, Coppack SW.(1996)”C-reactive protein in healthy subjects: associations with obesity, insulin resistance, and endothelial dysfuncion: apotential role for cytokines originating from adipose tissue?” arterioscler Thromb Vasc Biol; 19:972-8