Prestazione ottimale: i 3 errori che ti frenano
Cosa significa esattamente “alta prestazione” e come può aiutarti nella vita di tutti i giorni?
Riguarda solo i grandi atleti e i performers di vario tipo o riguarda tutti noi?
Oggi affrontiamo un tema piuttosto caldo!
Parliamo di “prestazione” e dei 3 errori che frenano la maggior parte delle persone nel raggiungere la sua massima espressione.
Sostengo da sempre che non esiste alcuna differenza tra massima salute, produttività e prestazione. Sono tutte facce della stessa medaglia.
Nel senso che quando la tua mente, il tuo corpo e le tue emozioni lavorano correttamente e in modo sinergico, stai andando verso una vita appagante e soddisfacente.
Molti non conoscono il loro vero potenziale e non hanno mai raggiunto uno stato di massima efficacia ed efficenza.
L’alta prestazione è proprio la capacità di rendere semplice ogni cosa, realizzando i propri obiettivi con naturalezza e divertimento, sia in ambito lavorativo che personale.
Oggi voglio parlare di tre fattori che impediscono di raggiungere la tua prestazione massimale e non ha tanto importanza se tu sei un atleta, un grande manager, una mamma, un professionista o un impiegato. Questo è secondario. Ognuno di noi può lavorare, operare, vivere a livello di prestazioni differenti e devo dire che per chi viene proprio dal mondo dell’alta prestazione non c’è distinzione tra massima salute, massima prestazione, massima produttività. Cioè quando hai un motore che funziona al meglio, hai la garanzia che il viaggio sarà più divertente e probabilmente molto più appagante.
Eppure ciononostante moltissime persone viaggiano nel corso della loro vita a livelli di prestazioni molto modesti o molto bassi. A volte se ne rendono conto, a volte non se ne rendono conto, non dipende soltanto dai risultati che ottieni, anche questo è un errore abbastanza frequente; l’atleta che ha un’altissima prestazione non sempre vince, ma sente se è riuscito a dare il massimo. Questa è una cosa su cui la maggior parte degli atleti sono addirittura un po’ ossessionati, cioè ho dato il massimo? ho dato il meglio di me? E quando accade che l’atleta dia il massimo ma non vinca, in genere non ha problemi ad accettare la sconfitta. Quando invece succede che l’atleta perda, o vinca addirittura, ma con la sensazione di non aver espresso l’intero suo potenziale, in genere c’è sempre un po’ di rammarico e di fastidio.
Quindi è molto importante capire il ruolo della prestazione. Vuol dire In sostanza che tutto funziona con una grande fluidità, quasi senza uno sforzo apparente. È un concetto che alle volte stupisce un po’ le persone perché dicono “Ma come? massima prestazione senza sforzo?”. No, lo sforzo c’è, ma è come se passasse in secondo piano perché l’intero meccanismo funziona in maniera così fluida e così automatica che uno non se ne rende quasi conto.
Non è un caso che ho usato il termine fluidità; uno dei concetti più noti nell’ambito dell’alta prestazione è proprio il concetto di flow o di flusso e questo concetto identifica una sorta di canale teorico in cui la prestazione è ottimale, al di sotto del quale c’è la noia, quindi c’è la sotto prestazione da non sufficiente impegno (se così vogliamo chiamarlo), e al di sopra di questa area c’è invece l’ansia o l’eccessiva tensione. Allora c’è la scarsa prestazione potremmo dire forse da eccesso di rigidità del sistema o comunque dall’eccesso di tensione.
Allora è abbastanza importante capire dove collocare la nostra prestazione ideale, perché se la sfida che stiamo affrontando è addirittura così banale da non suscitare nemmeno un po’ di interesse diventa difficile avere una prestazione che sia veramente ottimale, d’altra parte se affrontiamo la sfida con un eccesso di tensione la fluidità rimarrà in sostanza un sogno.
Detto questo, quali sono i 3 errori che in genere impediscono ad una persona di raggiungere il massimo della sua prestazione?
- Allora il primo errore, che poi è un duplice errore, è di non crederci o di non avere chiaro che cosa comporta crederci.
Non crederci significa che ti sei magari prefissato degli obiettivi, ma non li hai veramente internalizzati, sono quelle situazioni in cui fai qualcosa, ma lo fai con poca voglia, con poco interesse, con poco impegno e non ci credi abbastanza, il termine lo spiega già di per sè. Ma potrebbe anche essere che ci credi ma non hai avuto molto chiaro che cosa comporta crederci, per esempio tu puoi credere di fare una maratona, ma puoi avere un’idea molto vaga di che cosa comporta fare tutti quegli allenamenti così lunghi, correre la maratona, superare la barriera del trentesimo chilometro, tutti quei fattori che rendono effettivamente quella prestazione, la prestazione, molto complessa. Quindi bisogna crederci, ma bisogna anche avere molto chiaro che cosa comporta in termini di difficoltà il crederci veramente.
- Non prepararsi abbastanza
Qui c’è tutto il capitolo della ricerca sull’alta prestazione, ci sono tanti ricercatori che l’hanno svolto. Uno dei più famosi Anders Ericsson, che è stato poi quello che ha diciamo identificato la soglia delle 10.000 ore di allenamento, o come la chiama lui di “pratica deliberata”, che portano una persona in genere a un livello di prestazione massimale in un particolare compito. Ora, non essere sufficientemente preparati è uno dei motivi principali per cui la prestazione rimane scadente. Questo non soltanto diciamo in ambito sportivo ma anche in ambito manageriale e in tanti altri ambiti.
La preparazione è quello che evita una prestazione di scarso livello e più ore ci metti in quella preparazione più la prestazione raggiungerà un livello più alto. Non è un caso che questo sia ben noto nel mondo sportivo. Nel mondo sportivo c’è una ovvia linearità tra quello che metti come investimento temporale e impegno negli allenamenti e quello che ne ricavi. Ci sono ambienti e situazioni in cui questa linearità è molto meno evidente, molto meno chiara, non è così semplice nemmeno capire il tuo livello di prestazione e non è nemmeno così semplice capire se ti sei preparato abbastanza, perché i parametri per misurare questo sono molto meno chiari.
Però, indipendentemente dalla disciplina, il concetto che bisogna tener presente è che se non ti prepari a sufficienza, se non diventi un virtuoso di quello specifico compito è molto difficile che tu abbia una prestazione veramente massimale.
- Non garantirti e non permetterti sufficienti recuperi e sufficienti stacchi completi.
Ora anche questo è un punto molto importante perché anche gli atleti sbagliano, ma nello sport è molto chiaro che l’allenamento carica il corpo, ma il recupero è il momento in cui il corpo effettivamente si rigenera, ed è per questo che qualsiasi atleta evoluto di un certo livello è ben consapevole di quando vanno collocati i riposi in modo tale da permettere al corpo di rigenerarsi, ripararsi e crescere. In altri ambiti della prestazione questo è molto meno chiaro perché è più alta la tolleranza, almeno a livello superficiale del carico di lavoro, e dunque sei meno consapevole della fatica e quindi senti meno l’esigenza di staccare e recuperare. Questo è molto tipico del mondo del lavoro per esempio, dove molte persone pur sperando di raggiungere un’altra prestazione ignorano completamente l’effetto che un buon recupero, uno stacco completo temporaneo, genera sulla prestazione stessa. Potrebbe essere meno ovvio in alcune forme di arte come la musica per esempio dove magari non ti rendi nemmeno conto di quanto stai caricando il tuo corpo di fatica praticando, praticando, praticando sul tuo strumento.
Chi ha avuto il piacere di lavorare più con più musicisti professionisti, garantisce che il livello di fatica e di logorìo mentale e fisico può essere enorme, ma hanno meno dimestichezza nel capire il ruolo del recupero rispetto, per esempio all’atleta.
Allora tre fattori che possono fungere da freno, te li ripeto, riassumo velocemente: non crederci abbastanza o non essere consapevole di cosa comporta veramente crederci, non prepararti a sufficienza e non pensare all’importanza dei recuperi e degli stacchi completi che sono il momento in cui l’organismo veramente si rigenera e ti porta a quel gradino più alto di prestazione.